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.......Nient'altro che pulire
.......lo sporco che non c'è.




ZEN E LIGNAGGIO

Zen è un termine giapponese derivato dal cinese chan e dal sanscrito dhyana, "meditazione".
La tradizione Zen nasce dall'esperienza del Buddha Shakyamuni che più di 2500 anni fa, seduto nella postura di zazen, ha realizzato il completo Risveglio praticando la concentrazione, la vigilanza e la consapevolezza.
L'essenza di questa esperienza venne trasmessa (al di là delle parole) a Mahakashyapa, 1° Patriarca indiano.
Nel V secolo d.C. Bodhidharma, 28° Patriarca del buddhismo indiano, pervenne in Cina ed è considerato il fondatore della scuola Chan.
Tra il VII e l'VIII secolo la tradizione Chan si ramificò in 5 scuole, tra cui il Caodong che nel XIII secolo fu trasmesso in Giappone da Eihei Dogen, capostipite della scuola giapponese Soto Zen.
A partire dalla fine degli anni '60 del secolo scorso il Soto Zen si diffuse in Europa grazie, per primo, al Maestro Taisen Deshimaru (vedi la biografia),
discepolo del Maestro Kodo Sawaki, Abate di Antaiji, uno dei maestri zen più importanti del XX secolo, grande promotore della pratica di zazen soprattutto verso i laici.
Il Maestro referente del Dojo Zen Sanrin è Roland Yuno Rech (vedi la biografia), discepolo diretto del Maestro Taisen Deshimaru e Abate del Tempio Gyobutsu-Ji di Nizza.



ZAZEN

Zazen vuol dire letteralmente "meditazione seduta". La pratica dello zazen è il cuore dello Zen.
Zazen è il ritorno, qui ed ora, alla condizione normale del corpo e della mente, è la forma adulta della nostra vita, è il contatto più intimo con se stessi e il rapporto più autentico con la realtà, al di là della riduttiva coscienza dell'io perennemente agitato nel frustrante tentativo di appagare i propri desideri e di sfuggire la sofferenza.
Rimanendo immobili ed in silenzio, seduti nella postura corretta (cioè eretta, equilibrata, stabile, energica e priva di tensioni), si genera naturalmente una respirazione corretta (cioè calma, regolare, profonda e completa); dalla respirazione corretta sorge spontaneamente un corretto stato mentale (quieto, presente e concentrato, libero dagli oggetti del pensiero, dai giudizi, dalle elaborazioni concettuali, aperto, indipendente dalla logica del profitto personale e naturalmente benevolo). Ed in questa condizione centrale di unità del corpo e della mente riconosciamo infine la nostra vera natura originaria: non siamo separati da alcunché.
A partire dalla pratica regolare di zazen, la nostra vita si trasforma, si semplifica, inconsciamente, in modo naturale: dimenticando noi stessi, a beneficio di tutti, ci armonizziamo con la realtà, che si rivela sempre meno ostile.
La portata di zazen è universale: al di là delle condizioni sociali o culturali, zazen si rivolge direttamente al cuore dell'uomo; al di là delle categorie mentali, delle ideologie o dei dogmi, è la radice stessa dello spirito religioso.



SESSHIN

La pratica dello Zen prevede, oltre alle regolari sessioni di zazen nei dojo, dei periodici ritiri intensivi (di 2, 3, fino a 10 giorni) assieme al Maestro e al Sangha, detti sesshin. Sesshin significa letteralmente "toccare la mente-cuore".
Durante una sesshin si ha l’opportunità di concentrarsi completamente, lontano dalle distrazioni, sulla pratica della consapevolezza in tutte le attività durante tutto il giorno, in armonia con gli altri praticanti:
- zazen e kin-hin (dalle 6 alle 8 ore, in più sessioni durante il giorno),
- kusen (insegnamenti del Maestro durante zazen),
- mon-do (domande-risposte pubbliche del Maestro),
- dokusan (incontri privati col Maestro),
- teisho (conferenze del Maestro),
- samu (lavoro collettivo per la cucina, le pulizie, la preparazione delle cerimonie, atelier di formazione, ecc.),
- oryoki (pasti formali),
- cerimonie e ordinazioni.



CUCITURA DEL KESA

La pratica della cucitura del kesa (fukudenkai), prescritta da Dogen, fermamente ribadita da Kodo Sawaki e trasmessa dal Maestro Taisen Deshimaru al sangha occidentale, è tradizionale nella nostra scuola.
Il kesa è l’abito del Buddha, il manto indossato da tutti i monaci buddhisti. Sebbene le diverse scuole adottino colori e dettagli leggermente variati, la sua struttura è la stessa da 2500 anni.
Nello Zen, chi intende ricevere una ordinazione, laica o monacale, è tenuto normalmente a cucire da sé il proprio kesa e rakusu (un piccolo kesa pettorale da indossare nelle circostanze più informali) sotto la guida di monaci esperti.
Al di là dell’utilizzo personale del kesa o del rakusu, la pratica della cucitura del kesa è preziosa in sé, come esercizio di consapevolezza, cioè di impegno, attenzione, concentrazione: lo stesso spirito di zazen.



SAMU

Samu è il lavoro, manuale o intellettuale, svolto per il sangha come pratica della consapevolezza, nei dojo, nelle sesshin, nei templi e nei monasteri. Può trattarsi della cucina, delle pulizie, o della amministrazione, non importa. Importa ancora e sempre lo spirito giusto, disinteressato, zelante e concentrato.










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